Niente retorica in questo mio augurio di Buon Anno.
Gli anni zero che se ne sono andati sono stati, per il nostro Paese, anni malati. Ai cancri che l'Italia si porta avanti da quando ha visto la luce, in questo decennio si aggiungono quelli di una crisi economica ed occupazionale da far rabbrividire un pinguino ed un impoverimento culturale e delle classe politica degno del Paese delle banane marce.
Nel 2009 il rettore dell'Università LUISS ha scritto una lettere pubblica in cui invita il figlio neolaureato ad andarsene da questo Paese stagnante.
Qui sta il nocciolo di vivere la mia, la nostra generazione, quella dei 18-25enni che stanno affrontando adesso gli anni delle superiori, dell'università, o della ricerca di un primo lavoro.
Io non dispenso verità, ma credo che augurare a qualcuno di andarsene a vivere in un altro Paese altro non sia che il segnale pesante di una cultura individualista che qualcuno sta cercando di far penetrare nel nostro Paese, facendola infiltrare dappertutto, nella scuola, nei media, nell'esistenza quotidiana. Allo stesso tempo, questa lettera è il simbolo dell'evidente rassegnazione di chi è si ritrova, oggi, adulto e sconfitto. Tutta quella classe dirigente costituita dai 50-60 enni che non è stata in grado di metterci in mano un Paese pronto alle sfide mondiali, ma anzi in continuo arretramento, da un punto di vista economico, sociale, culturale, politico.
Come detto, ciò che mi preoccupa è il messaggio contemporaneo-italiano del “fai da solo, fai per te”. Consigliarci di emigrare significa dirci che se hanno fallito miseramente loro, sicuramente noi non potremo fare di meglio. L'Italia è destinata al macero e per risollevarla nessuno crede in noi, perché sanno di non averci dato gli strumenti giusti e di non averci preparato il terreno.
Ma domandare ad un giovane italiano di andarsene dall'Italia e pensare soltanto a se stesso è una castroneria culturale che probabilmente gli animi di chi scrisse la Costituzione non avevano mai contemplato.
Chiederci di andare e non tornare più significa dirci di non pensare agli altri, di fregarcene e resettare tutta la tradizione culturale e solidale del nostro Paese.
Oggi l'Italia starebbe sicuramente meglio con un'Europa più forte e unita, che è ciò che tutti sogniamo. Ma davvero lavandoci le mani del nostro Paese avremo le spalle forti e soprattutto la coscienza per costruire l'Europa? Credo di no. Un matematico che non conosce il più e il meno, non riuscirà a risolvere logaritmi e derivate.
Buon 2010 a tutti, chiedendovi il piccolo impegno quotidiano di leggere un quotidiano, guardare Blob su Rai3 o informarvi su internet di ciò che vi accade intorno. Poi, semplicemente, farvi un'idea portandovi dietro il cervello. Per qualsiasi esame universitario o verifica a scuola vi chiedono sicuramente di più
Dario Gaspari
Segretario GD- Forlì
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